Sblocco del Contratto 2022–24: soddisfazione per i dipendenti, ma i Comuni chiedono sostegno finanziario
Lo sblocco del #Contratto nazionale 2022–2024 per i #dipendenti degli enti locali arriva come una notizia attesa e, per molti versi, inevitabile. A dirlo apertamente è Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza e coordinatore Anci della consulta delle città capoluogo, che parla di un atto dovuto nei confronti di lavoratrici e lavoratori che, giorno dopo giorno, tengono in piedi Comuni e Città metropolitane assicurando servizi essenziali che spesso diamo per scontati. Nonostante questo, ricorda, si tratta di personale che continua a essere pagato meno rispetto ad altri comparti della #pubblicaamministrazione, pur sostenendo un peso operativo e sociale di grande rilievo. Eppure, accanto alla soddisfazione, emerge una preoccupazione concreta: gli #aumenti previsti dal contratto – pur giusti – ricadranno quasi interamente sui bilanci comunali, già provati dall’inflazione, dal caro energia e da vincoli di spesa che limitano le assunzioni e schiacciano ogni tentativo di migliorare i servizi. L’incremento medio di circa 141 euro lordi al mese e gli arretrati che superano i 1.700 euro annui rappresentano un riconoscimento importante, ma finiscono per appesantire ulteriormente conti già fragili, senza che vi sia una reale possibilità di valorizzare il lavoro pubblico locale in maniera strutturale.
Possamai sottolinea come la firma del contratto non chiuda affatto il percorso, ma ne apra uno nuovo e ancora più complesso: quello del rinnovo per il triennio 2025–2027. Una fase che parte già con risorse largamente insufficienti, dato che i 150 milioni iniziali previsti dalla legge di bilancio si assottigliano fino a diventare appena 50 milioni nel 2027, mentre i 100 milioni aggiuntivi arriveranno solo dal 2028. Un divario enorme rispetto al fabbisogno stimato, che supera il miliardo di euro, necessario per armonizzare davvero i trattamenti economici dei dipendenti comunali con quelli di altri comparti pubblici. A questo si aggiunge un aspetto ancora più delicato: si tratta di spese obbligatorie per i Comuni, che però non possono contare su margini di manovra adeguati nei propri bilanci.
L’alternativa, osserva Possamai, sarebbe assurda e improponibile: ridurre il personale, tagliare i servizi o aumentare le tasse locali. Per questo l’Anci chiede con forza che, durante l’iter parlamentare della legge di bilancio, lo Stato intervenga garantendo una copertura finanziaria sufficiente a sostenere il rinnovo contrattuale, evitando di scaricare il peso sugli enti locali e, in ultima istanza, sui cittadini. Solo un sostegno statale adeguato potrebbe trasformare lo sblocco del contratto da semplice buona notizia a vero passo in avanti per l’intero sistema delle autonomie locali, consentendo ai Comuni di continuare a offrire servizi di qualità senza compromettere l’equilibrio dei conti. Una richiesta che, alla luce della situazione attuale, appare meno come un’opzione e più come una necessità.



