La Pubblica Amministrazione Italiana tra sottodimensionamento, frammentazione e opportunità di riforma

La Pubblica Amministrazione Italiana tra sottodimensionamento, frammentazione e opportunità di riforma

La pubblica amministrazione italiana si trova oggi in una situazione di sottodimensionamento significativo, una realtà ben nota agli addetti ai lavori ma spesso poco chiara al grande pubblico. A certificare questa carenza sono studi della Banca d’Italia e i rapporti OCSE, che evidenziano come il blocco del turnover, in vigore dal 2007 fino al 2019, abbia prodotto danni rilevanti. Il personale pubblico in Italia, infatti, rappresenta solo il 14% dell'occupazione complessiva, un dato decisamente inferiore rispetto a quello degli altri Paesi dell'Eurozona, come Francia (21.4%) e Svezia (28.6%). Persino Paesi anglosassoni, considerati generalmente più orientati al mercato, registrano percentuali più alte, come il Regno Unito (16.4%) e gli Stati Uniti (15.3%).

Questo squilibrio si manifesta in un numero insufficiente di dipendenti pubblici per mille abitanti, soprattutto nel Sud Italia, aggravato da un personale con un'età media elevata e stipendi inferiori rispetto ai loro colleghi europei. A ciò si aggiunge un alto livello di precariato, che continua a crescere. Nonostante la disoccupazione giovanile in Italia, particolarmente accentuata nel Mezzogiorno, il governo Meloni ha introdotto una misura che molti trovano contro-intuitiva: l'innalzamento dell'età di pensionamento dei dipendenti pubblici a 70 anni. Questa scelta, per di più in un momento di transizione digitale, sembra trascurare i costi a lungo termine che il blocco delle assunzioni ha sulla crescita economica e sul gettito fiscale.

Sebbene il turnover sia stato sbloccato nel 2019, il recente piano del governo Meloni, che prevede 6.500 assunzioni, non sembra sufficiente a risolvere il problema. Secondo stime della CGIL e di ricercatori universitari, il fabbisogno di personale aggiuntivo nella pubblica amministrazione si aggira intorno alle 600.000 unità. Per far fronte a questa carenza, si propone un programma straordinario di assunzioni, finanziato tramite un’imposta sulle ricchezze finanziarie più elevate.

Un altro fattore di complicazione, soprattutto nel Sud Italia, è l'elevata frammentazione istituzionale, con molti comuni di piccole dimensioni che rendono inefficiente la gestione amministrativa. La normativa italiana, in realtà, prevede già la possibilità di fondere i comuni per ottimizzare risorse e competenze. La fusione può avvenire tra due o più comuni o attraverso l'incorporazione di un comune in un ente contiguo, come previsto dalla legge n. 56/2024. Questa strategia permetterebbe di razionalizzare la gestione locale, migliorando l’efficienza e riducendo i costi amministrativi.

La pubblica amministrazione, operando in queste condizioni di sottodimensionamento e frammentazione, ostacola inevitabilmente la crescita economica. La sua inefficienza frena l'iniziativa privata, riduce l'attrattività degli investimenti e complica l'attuazione di progetti cruciali come quelli del PNRR. Inoltre, mantiene bassi i livelli di occupazione, in particolare quella giovanile, aggravando il problema del deterioramento dei servizi pubblici essenziali, come l'istruzione, la sanità e i trasporti, soprattutto nelle regioni meridionali. Una riforma strutturale della pubblica amministrazione appare quindi non solo necessaria, ma urgente, se si vuole che l’Italia possa affrontare le sfide future con un apparato statale all’altezza delle aspettative dei cittadini e delle richieste del mercato globale.

 

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