Pubblica amministrazione italiana: molti enti, poche grandi strutture e una spesa sempre più concentrata
L’inizio del 2026 è un momento utile per rileggere i dati più recenti sulla struttura della #pubblicaamministrazione italiana e sul peso economico del lavoro pubblico. L’Osservatorio sugli Enti #dipendenti pubblici (Osservatorio INPS) offre una fotografia aggiornata al 2024 che aiuta a comprendere meglio come sono distribuiti enti, #personale e #risorse, e soprattutto dove si concentra realmente la spesa. Nel corso del 2024 le istituzioni che occupano dipendenti pubblici sono state 12.536, in lieve aumento rispetto all’anno precedente, a conferma di una struttura amministrativa numerosa e articolata. A questo dato si accompagna un monte retributivo complessivo pari a 132,1 miliardi di euro, in crescita del 2,1% rispetto al 2023, un incremento che riflette sia l’andamento dei rinnovi contrattuali sia il peso crescente delle grandi amministrazioni centrali.
La stragrande maggioranza degli enti è costituita da soggetti di diritto pubblico, che rappresentano oltre l’81% del totale, ma soprattutto concentrano quasi l’intero ammontare delle retribuzioni erogate, pari al 97,9%. Tuttavia, ciò che emerge con maggiore evidenza non è tanto il numero degli enti quanto la loro distribuzione dimensionale e funzionale. Nel quinquennio 2020–2024, Regioni e autonomie locali hanno rappresentato in media circa i due terzi degli enti che impiegano personale pubblico, ma hanno assorbito solo il 12% del monte retributivo complessivo. Al contrario, le Amministrazioni dello Stato, pur costituendo una quota minima del totale degli enti, appena lo 0,4%, concentrano più della metà della spesa per retribuzioni, confermando una forte polarizzazione delle risorse nelle strutture centrali di maggiore dimensione.
Anche la lettura territoriale dei dati restituisce un quadro articolato. Nel 2024 il Nord ospita il maggior numero di enti che occupano dipendenti pubblici, pari al 57,4% del totale, ma intercetta poco più del 23% delle retribuzioni. Il Centro, invece, pur contando solo il 15,3% degli enti, concentra quasi il 60% del monte retributivo, un dato che riflette la presenza delle principali amministrazioni centrali e degli organismi statali. Questa asimmetria evidenzia come la localizzazione geografica degli enti non coincida con la distribuzione della spesa, che segue logiche legate alla funzione e alla dimensione organizzativa più che al numero delle istituzioni.
La stessa dinamica emerge con forza osservando la composizione per classi dimensionali. Nel 2024 oltre l’81% degli enti impiega meno di 50 dipendenti e assorbe appena il 3,1% delle retribuzioni complessive, mentre gli enti con più di 250 dipendenti rappresentano solo il 5,1% del totale ma concentrano il 92,6% del monte retributivo. Si tratta di un dato che sintetizza efficacemente la struttura della pubblica amministrazione italiana: una miriade di enti piccoli e medio-piccoli affiancata da poche grandi amministrazioni che raccolgono quasi tutte le risorse.
Nel complesso, i dati dell’Osservatorio restituiscono l’immagine di un sistema nel quale la numerosità degli enti non è sinonimo di peso economico e dove la spesa per il personale è fortemente concentrata in poche grandi strutture, prevalentemente centrali. Un elemento che, all’inizio del 2026, riporta al centro del dibattito il tema dell’efficienza organizzativa, del coordinamento tra livelli istituzionali e della sostenibilità di un assetto amministrativo che continua a crescere in complessità più che in razionalizzazione.



