Novità e chiarimenti sulle Progressioni Verticali negli enti locali

Novità e chiarimenti sulle Progressioni Verticali negli enti locali

Come percorsi di sviluppo professionale all’interno di un’azienda, le Progressioni Verticali si differenziano da quelle Orizzontali, in quanto queste ultime prevedono un avanzamento del dipendente all’interno della stessa area di competenza (in genere si tratta di ottenere uno stipendio maggiore, mantenendo le stesse prestazioni lavorative). Invece, ci si riferisce a Progressioni Verticali, quando tramite una selezione interna, il dipendente dell’amministrazione può passare da una categoria a quella superiore. 

Per il comparto Funzioni Locali (in cui è confluito il vecchio Regioni-autonomie locali), a dettar legge sulle Progressioni Verticali, sono le disposizioni contenute nel CCNL, in merito alla classificazione professionale del personale. Tale classificazione, suddivide le categorie in quattro comparti: A, B, C e D. Della Categoria A fanno parte i lavoratori con conoscenze di tipo operativo, acquisibile attraverso esperienza diretta sulla mansione, con problematiche lavorative di tipo semplice. La Categoria B comprende lavoratori con buone conoscenze specialistiche ed un discreto grado di esperienza, che affrontano problemi di discreta complessità, con varie soluzioni possibili. Nella Categoria C rientrano i lavoratori con conoscenze mono specialistiche approfondite ed esperienza pluriennale, con necessità di aggiornamento, con media complessità dei problemi da affrontare, basata su modelli esterni predefiniti, sempre con ampia gamma di possibili soluzioni. La Categoria D ha al suo interno lavoratori con conoscenze plurispecialistiche elevate, esperienza pluriennale, e con frequente necessità di aggiornamento, i cui problemi da affrontare presentano un’elevata complessità basata su modelli teorici non immediatamente utilizzabili, con una altrettanto elevata ampia gamma di possibili soluzioni. 

In seguito al Decreto Reclutamento alcuni aspetti delle progressioni verticali sono cambiati anche per gli Enti Locali. Tra le novità si innesta una procedura comparativa basata sui parametri stabiliti dal DL 80/2021:

- possesso di titoli o competenze professionali ovvero di studio ulteriori rispetto a quelli previsti per - l’accesso all’area dall’esterno;

- assenza di provvedimenti disciplinari;

- valutazione positiva conseguita dal dipendente negli ultimi tre anni in servizio;

- numero e tipologia degli incarichi rivestiti.

Viene anche previsto un insieme di percorsi di crescita destinati al personale della PA (comprendente quindi anche per il comparto Funzioni Locali), all’interno del quale si valorizzano non soltanto le capacità tecniche, ma anche quelle competenze trasversali, maturate dal dipendente nel corso della propria attività lavorativa (capacità di gestione, manageriali e simili). 

Tra le novità si trova anche un tetto per le Progressioni verticali, da rapportare al totale delle assunzioni e non a quello delle singole categorie. Si parla di un tetto massimo del 50% dei posti totali che l’ente programma di coprire. Una novità che comprende anche le Funzioni Locali, dove in genere il personale viene diviso in categorie e non in aree.

La norma sottolinea come “fatta salva una riserva di almeno il 50% delle posizioni disponibili destinata all’accesso dall’esterno, le progressioni fra le Aree e, negli Enti Locali, anche fra qualifiche diverse, avvengono tramite procedura comparativa basata sulla valutazione positiva conseguita dal dipendente negli ultimi 3 anni di servizio, sull’assenza di provvedimenti disciplinari, sul possesso di titoli professionali e di studio ulteriori rispetto a quelli previsti per l’accesso all’Area, nonché sul numero e sulla tipologia degli incarichi rivestiti”.

Infine, si dice addio al vincolo concorsuale, che lascia il posto ad una procedura comparativa. Non si potrà quindi più riservare ai dipendenti interni all’ente, in ambito di concorso, una percentuale dei posti disponibili. 

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