Enti pubblici sotto pressione: digitalizzazione, PNRR e il nodo delle competenze
Negli ultimi mesi, il dibattito intorno agli #entipubblici italiani si è riacceso, complice una serie di provvedimenti che stanno ridisegnando in parte il loro ruolo e il loro funzionamento. Al centro ci sono la riorganizzazione della pubblica amministrazione, le nuove sfide legate alla #digitalizzazione e le ricadute concrete del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (#PNRR), che continua a rappresentare la leva principale per il rinnovamento strutturale del settore pubblico. A inizio giugno, il Ministero per la Pubblica Amministrazione ha annunciato un piano straordinario di #assunzioni che coinvolgerà oltre 170.000 unità entro il 2026, puntando su profili tecnici, digitali e ambientali, in risposta al forte ricambio generazionale e alla necessità di nuove competenze.
Tra gli enti più coinvolti nel processo di modernizzazione ci sono INPS, ISTAT, Agenzia delle Entrate, ma anche realtà meno visibili come i Consorzi di Bonifica o le Autorità di Bacino, che stanno ricevendo fondi per progetti legati alla resilienza climatica. Il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ad esempio, ha appena siglato un nuovo accordo con il Ministero dell’Ambiente per potenziare la ricerca su tecnologie verdi e intelligenza artificiale applicata alla gestione delle risorse idriche. Si tratta di segnali importanti, che mostrano come la linea tra scienza, amministrazione e governance sia sempre più sottile.
Tuttavia, non mancano le criticità. Proprio in queste settimane, la Corte dei Conti ha espresso preoccupazione per i ritardi nella realizzazione di alcuni obiettivi del PNRR affidati agli enti territoriali. In particolare, i Comuni sotto i 5.000 abitanti faticano ad assorbire risorse per mancanza di personale tecnico e difficoltà burocratiche. È stato infatti riaperto il tavolo con l’ANCI per facilitare la gestione associata dei servizi e la messa in rete delle competenze. Parallelamente, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha richiamato l’attenzione sulla vulnerabilità informatica di molti enti pubblici, evidenziando che una quota significativa di amministrazioni locali non è ancora adeguatamente protetta contro minacce digitali, nonostante l’obbligo – in vigore dal 2024 – di adottare il cloud nazionale.
Un altro fronte caldo è quello della contrattazione collettiva. Dopo le elezioni RSU dello scorso aprile, i sindacati stanno riaprendo i dossier sul rinnovo dei contratti del comparto pubblico per il triennio 2025-2027. Sul tavolo ci sono aumenti retributivi, riconoscimento delle competenze digitali e nuovi criteri di valutazione della performance, un tema che resta divisivo. Alcuni enti, come l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, hanno già avviato sperimentazioni di “smart performance” legate a obiettivi concreti e misurabili, ma il rischio di disomogeneità tra amministrazioni rimane alto.
Infine, va segnalato il recente intervento del Presidente della Repubblica, che in occasione della Giornata della Funzione Pubblica ha sottolineato l’urgenza di rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni, non solo attraverso l’efficienza dei servizi, ma anche tramite una maggiore trasparenza e responsabilità delle strutture pubbliche. Parole che risuonano in un momento in cui la fiducia verso gli enti pubblici, pur in ripresa dopo gli anni più difficili della pandemia, resta fragile e soggetta a forti oscillazioni.