Istat: crescita dei salari ancora troppo contenuta

Istat: crescita dei salari ancora troppo contenuta

Ancora grave il dipinto economico del nostro paese riportato dall'Istat: a fronte di un'inflazione in continua crescita, gli stipendi degli italiani sono invece soggetti ad una crescita minima e non sufficiente a garantire un adeguato stile di vita. Stando all'Istat: "Nel primo trimestre del 2022 la crescita delle retribuzioni contrattuali rimane contenuta. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe, nel 2022, a una perdita di potere d'acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali".

In media, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la paga oraria di un dipendente è aumentata di appena lo 0,6% nel primo trimestre del 2022. A Marzo 2022, l'aumento è stato dello 0,7% rispetto all'anno precedente, e dello 0,1% rispetto a febbraio 2022. Inoltre, questa lenta crescita non risulta uniforme, in quanto se i dipendenti dell'industria hanno percepito un aumento dell'1,6% , mentre per il settore servizi privati è solo dello 0,4%, mentre per i lavoratori della pubblica amministrazione non c'è stato proprio alcun aumento.

Sempre considerando il mese di marzo i 39 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano circa 5,5 milioni di dipendenti (il 44,6%), che coincidono con il 45,7% del monte retributivo totale. I dati di questo mese rivelano che i lavoratori con un contratto scaduto se lo vedono rinnovare in media dopo 30,8 mesi, mentre nel marzo 2021 tale tempo d'attesa si era attestato a 22,6 mesi.

Questo aspetto contrasta con l'aumento del fatturato dell'industria che già a febbraio 2022 aveva registrato un aumento in termini congiunturali del 2,8%. Da febbraio dello scorso anno, con all'attivo lo stesso numero di giorno lavorativi (ovvero 20) l'aumento è del 20,9%. "Nel confronto tendenziale su dati corretti peri giorni lavorativi, l'incremento interessa tutti i principali raggruppamenti di industrie, con aumenti particolarmente rilevanti per il comparto energetico". Si tratta del picco più alto da gennaio 2000, ovvero dall'inizio della serie storica. Se si considera l'indicatore misurato in termini di volume (+7,3%), la crescita appare però più contenuta.

Per aprile è quindi previsto un calo nell'indice della fiducia dei consumatori, che raggiunge il 100,0 (dal 100,8), ovvero il valore più basso dal novembre 2020. Oltre alla crescita lenta dei salari, influisce sulla fiducia dei consumatori anche i forti aumenti in vari settori: energia (+47,7%), beni intermedi (+31,6%), beni di consumo (+15,3%) e beni strumentali (+7,1%).

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