Banca d'Italia commenta la PA digitale

Banca d'Italia commenta la PA digitale

La Banca d'Italia ha recentemente pubblicato uno studio intitolato "Il livello di informatizzazione delle amministrazioni locali: divari nord-sud", portando all'attenzione la preoccupante situazione nazionale, con numerosi enti locali non al passo con i tempi nemmeno con i più basilari servizi telematici pubblici. Una situazione che più si scende verso il Sud Italia più diventa lampante e marcata. Attualmente l'Italia si trova in situazione di inferiorità rispetto alla maggior parte dei Paesi dell'UE, per quanto riguarda le tecnologie informatiche impiegate nelle PA, quindi colmare queste lacune digitali è un imperativa, se il nostro Paese non vuole rimanere indietro, con un'amministrazione pubblica ferma al palo, incapace di rinnovarsi e andare incontro ai bisogni del cittadino e di stare al passo con i tempi.

Due passi in avanti, sono stati fatti con l'implementazione di SPID e PagoPA, servizi pubblici digitali che tendono a facilitare i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Eppure ancora tardano a riscontrarsi risultati soddisfacenti. Nel caso di PagoPa, nel processo di adesione delle PA sono stati rilevati diversi ritardi: ad oggi l'88% degli enti ha aderito alla piattaforma... ma soltanto il 28% degli enti risulta aver predisposto un sito di alto livello. In pratica, molti aderiscono a PagoPa ma senza poi curarsi di integrare le funzionalità di questa con il sito web dell'ente stesso e i propri servizi online. E come si diceva la situazione del Mezzogiorno è ancora più carente in tal senso di quella del Centro Nord.

Dallo studio emerge anche un'altra grave mancanza di numerosi enti, che ancora non hanno nominato il Responsabile per la Transizione Digitale, nonostante sia ormai decorso il termine che le norme avevano imposto. Questa figura dovrebbe collaborare a vari livelli con l'ente, ma all'attuale la maggior parte dei Responsabili nominati sono impiegati in modo limitato e spesso solo in materie tecniche, tralasciando quelle organizzative, che risulterebbero ovviamente altrettanto importanti e utili.

A far rimanere indietro la digitalizzazione delle nostre PA non sono le infrastrutture (banda larga, disponibilità di PC desktop) quanto la mancanza di capacità digitali da parte dei dipendenti. In particolare al Sud non si impiegano risorse per formare i dipendenti nei confronti delle nuove tecnologie. Questo aspetto, forse dipendente da un più esiguo portafoglio a disposizione degli enti del sud, si spera sarà supportato dal PNRR, che dedica alcune delle sue risorse proprio a questo. Proprio con il PNRR si spingerà per colmare le lacune tra Nord e Sud (accentuate dalla pandemia) e per sistemare quei comparti ancora non pienamente funzionanti. Il Piano strategico si sviluppa attraverso il programma "Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese", che si fonda su tre elementi portanti: il Syllabus che espone le competenze minime richieste ai dipendenti pubblici per operare in una moderna PA digitale; la piattaforma online che supporta processi di rilevazione dei gap di competenze individuali, di definizione dei percorsi formativi e di erogazione della formazione; il catalogo della formazione di qualità, grazie all’attivazione di collaborazione di grandi player, pubblici e privati. Insomma, formare, potenziare e rendere omogenea la diffusione di una PA sempre più rivolta verso il digitale.

 

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