Mappa catastale tra riforme e PNRR

Mappa catastale tra riforme e PNRR

Si torna a parlare di beniimmobili delle Pubbliche Amministrazioni, in concomitanza con la riformadel catasto, che dal 2026 vuole l'integrazione delle informazioni catastalipresenti dei fabbricati di tutti gli immobili, e dei fondi del PNRR, destinatialle casse degli enti per poter rafforzare e rigenerare il patrimonio pubblicoimmobiliare. La consistenza dei beni della PA deve essere resa informazionepubblica, stando al DL 33/2013. Al fine di evitare sprechi e di poter mirare laspesa delle risorse pubbliche, riforma del catasto e utilizzo dei fondi delPNRR necessitano di un'analisiapprofondita e dettagliata su quale sia la reale situazione degli immobilidella PA. In particolare per quanto riguarda la riforma, si richiedono nonsemplici dati catastali, ma elementi in merito al valore economico e allo statodi manutenzione degli immobili.

Eppure dei 109 capoluoghidi provincia, sono molti quelli che, pur considerati efficienti, pubblicano soltanto i soli dati catastali, non rivelando altre informazioni, come rivelatodalla raccolta dati effettuata dalla Fondazione sui Comuni e Regioni d'Italia.Una situazione che porta ad avere informazioni parziali e generiche, non adattea dipingere un quadro esaustivo in merito alla gestione degli immobilipubblici. Altro comportamento poco trasparente è quello di diversi Comuni cheriportano in maniera non conforme e casuale le informazioni riguardanti il lorovalore d'acquisto dei beni, la loro superficie, la destinazione d'uso e ilvalore in bilancio. Appena un quarto deiComuni capoluogo di provincia pubblicainformazioni considerabili esaustive riguardo il proprio patrimoniopubblico. Anche le Regioni non spiccano certo per la trasparenza e completezzain materia, finendo spesso per fornire informazioni scarse e frammentate.Una situazione che si spera possa cambiare direzione, spintadalla riforma, e potenziata dai fondi del PNRR, che si rischia di spendere inmaniera poco efficace, proseguendo con questo modo di fare che non fornisce achi di dovere i dati completi e dettagliati dei beni immobili pubblici.

Altro aspetto che la legge permette di monitorare è lagestione economica del patrimonio delle PA attraverso gli affitti passivi ed attivi. Anche questo campo però non fa sperareper il meglio. Nonostante due terzi dei comuni risultino avere un saldo inattivo, tra i beni concessi in affitto e quelli presi per proprio utilizzo, lostesso non si può dire delle Regioni: solo la Lombardia risulta avere un saldopositivo bassissimo (0,1 euro pro capite), mentre il bilancio delle altre è in negativo.La mancanza di informazioni dettagliate, anche in questo caso non permette dicapire il perché di questa situazione, portando di nuovo a sottolinearel'importanza di avere più completi dati catastali.

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